Paolo VI e fratel Carlo di Gesù


Carlo di Gesù: un faro che 
segna un cammino

Il giovane Montini (1897-1978) si era formato nel ricco contesto ecclesiale bresciano. Dalla spiritualità “francese” della madre, Giuditta Alghisi (1874-1943), legata a Francesco da Sales, che ogni domenica sera spiegava il Vangelo ai figli, all’impegno politico e giornalistico del padre Giorgio (1860-1943), G. Battista aveva ereditato una profonda sensibilità religiosa e sociale. In seguito, gli ambienti educativi dei Gesuiti del collegio Arici e dell’Oratorio filippino della Pace, parteciparono insieme ai Benedettini del monastero S. Bernardino di Chiari a forgiare una personalità poliedrica, attenta ai nuovi fermenti che maturavano particolarmente nel contesto ecclesiale francese.

Dopo l’ordinazione e il trasferimento a Roma presso la Segreteria di Stato, nell’estate del 1924, il giovane curiale si recò in Francia per perfezionarvi il francese. In tale occasione, l’abbé Maurice Zundel, appartenente agli amici di Meudon, l’introdusse alla conoscenza di Maritain. Successivamente, sia Montini che Maritain, ambasciatore di Francia presso la S. Sede, si sarebbero ritrovati a Roma a partire dal 1945. 

Nel 1923 don Montini già era divenuto Terziario Francescano nella chiesa di S. Maria in Aracoeli, ma un’inedita sottolineatura avrebbe arricchito tale impegno grazie alla conoscenza di Louis Massignon, molto probabilmente presentatogli da Maritain.

Orientalista, l’islamologo francese aveva conosciuto Charles de Foucauld e pur non avendolo seguito nel deserto, ne era divenuto il primo discepolo condividendone la passione per il dialogo tra Islam e Cristianesimo. Massignon, inoltre, fu il tramite tra fratel Carlo e Maritain che, del resto, fu legato da profonda amicizia con uno dei primi Piccoli Fratelli, frére M. André Brazzola (Louis Gardet) suo discepolo e convertito già presente nel 1933 in Algeria prima dell’arrivo dei primi quattro professi con Voillaume da Parigi. 

La Badaliya a Roma

Dalla corrispondenza edita, è evidente che sin dal 1938, erano esistiti scambi tra Massignon e Montini (alla Segreteria di Stato) che a dire dell’illustre studioso: «aveva compreso benissimo il caso Hallâj». In tale percorso, un ruolo di rilievo avrebbero avuto gli abdal (servi/intercessori) come Abramo e lo stesso Al-Hallâj che con la preghiera, la penitenza, l’amore verso Dio anche a costo della vita avrebbero affrettato la conversione universale dei cuori verso Dio. Massignon riteneva inoltre che anche lo studio della mistica musulmana avrebbe aiutato la riconciliazione tra musulmani e cristiani. Montini costituiva un tramite privilegiato con Pio XII. Dall’epistolario Montini-Massignon si apprende come nel 1953, il papa aveva benedetto le iniziative di preghiera e di digiuno con cui la Badaliya prendeva posizione contro le situazioni di ingiustizia e di violenza tra colonizzati e colonizzatori.

Dal 1947, una sezione della Badaliya era stata formata a Roma, diretta da Mulla, e Montini ne era entrato a far parte partecipando alle riunioni di preghiera del Venerdì, nella cappella dei Sette Dormienti d’Efeso del parco Pallavicini, sull’Appia Antica. 

In seguito Montini non solo avrebbe seguito da vicino tutte le famiglie spirituali di Charles de Foucauld, ma sarebbe stato simpatizzante della Sodalité, fondata dallo stesso Massignon fuori del mondo arabo, come continuazione dell’Unione dei Fratelli e Sorelle del S. Cuore di Gesù.Un testo di Giovan Battista Montini del 1953, abbozzato ma non consegnato, che doveva costituire la prefazione alla versione italiana del testo di Voillaume Nel cuore delle masse, sintetizza bene il suo pensiero nei confronti di fratel Carlo di Gesù: 

«Per comprendere queste pagine, bisognerà avere una qualche conoscenza della singolare figura di asceta e di mistico da cui traggono ispirazione, di Carlo de Foucauld, o, come oramai è chiamato dai suoi seguaci, Carlo di Gesù…Una vita così varia e tormentata, così vagabonda e insieme così tranquilla, solitaria e avida di incontri spirituali, spunta come una tenue luce fra mille luci fatue del nostro secolo, e a mano a mano ch’essa s’allontana nel tempo diviene un faro, e segna un cammino».

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